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  • Reply to: CHIESA DI S.VENERANDA: AIUTIAMO CARFIZZI AD USCIRE DALLO STALLO   11 anni 7 mesi ago

    Domenica scorsa sono stato in chiesa, quella di S.Stefano vicino casa, una chiesa dell' XI secolo. La sensazione che ho avvertito appena varcata la soglia è quella di entrare in un luogo sacro, un luogo fuori dal mondo, in cui si respira un certo clima "trascendente".
     
    Perché allora, mi sono chiesta, quando entravo nella Chiesa di S. Veneranda a Carfizzi, io non ho mai avvertito alcuna percezione “mistica”? Cioè, io so che quello è sempre e comunque un luogo sacro, ma non riesce a trasmettermi nulla, non mi comunica nulla di spiritualmente alto. Questa mancanza di spiritualità intrinseca alla costruzione stessa è purtroppo un aspetto comune alle chiese “senz’anima” costruite nel dopoguerra, tranne rarissime eccezioni.
     
    E allora, mi perdonino tutti gli addetti della materia, incuriosita e desiderosa di avere delle risposte a questa domanda, ho cercato di capire le motivazioni che hanno spinto gli architetti nel dopoguerra a costruire chiese con caratteristiche così poco trascendentali.
     
    Secondo Sgarbi le chiese moderne sono brutte perché costruite da architetti atei. E’ questa potrebbe essere una risposta.
     
    Ma l’analisi che più mi ha colpita è quella dell’architetto Ciro Lomonte che vi ripropongo integralmente:
    Le chiese moderne non persuadono. Visitandole si percepisce la difficoltà dei contemporanei di esprimere il trascendente nelle opere d’arte sacra. I fedeli sono condannati a frequentare chiese che assomigliano spesso a palestre, garage, supermercati, scuole, o addirittura piscine. Forse chi le ha disegnate intendeva riprodurre le situazioni della vita quotidiana nei luoghi demandati all’incontro con la Trinità. Eppure in questi ambienti stranianti non si riesce a instaurare alcun rapporto né con Dio né con gli uomini. A volte si avverte la solitudine come in nessun altro spazio. E pensare che la chiesa, ormai, non è più il luogo dove si prega, ma dove si fa l’assemblea, proprio come avviene nelle aule di culto protestanti.
    Sono le chiese «moderne», quelle cresciute nel dopoguerra, ma soprattutto dagli anni '60. Nell' epoca seguita al Concilio Vaticano II che - così si era immaginato - rompendo schemi liturgici secolari avrebbe liberato una creatività insospettata anche nel campo dell'architettura religiosa. E invece. Le chiese «senz'anima» hanno dimostrato che non è così facile parlare di cose universali alla modernità secolarizzata e «relativizzata», e che se non si sta attenti, appunto, la ricerca di «segni essenziali» può dar luogo banalmente a un plinto da garage.
     
    Ma persino il papa Giovanni Paolo II era dello stesso parere. Dice infatti Ruini, interpretando il pensiero di Giovanni Paolo II: la rottura del "giusto rapporto tra forma e contenuto", va di pari passo "all'urbanizzazione selvaggia che ha finito con lo spersonalizzare i centri abitati privando di significato e di importanza anche quei luoghi sacri che per secoli avevano svolto una funzione sociale di aggregazione e dialogo". E così Giovanni Paolo II aveva deciso di ridisegnare il tetto di chi prega.
     
    Dopo queste brevi ma significative letture, mi sono sempre più convinta che demolire la nostra attuale Chiesa non è un sacrilegio, restituire una Chiesa - quella di Santa Venere - al nostro Paese, recuperandone la memoria storica e spirituale, è un atto di grande generosità.
     

  • Reply to: CHIESA DI S.VENERANDA: AIUTIAMO CARFIZZI AD USCIRE DALLO STALLO   11 anni 8 mesi ago

    Ciao a tutti,seguendo un poco la "vicenda chiesa",mi e' parso di "notare",una cosa,che purtroppo "noto" spesso ogni qualvolta che mi capita di "osservare"..., le "cose" di "Carfizzi;
    mi spiego meglio,a me succede ogni volta che leggo,sento,ascolto di Carfizzi,di avvertire una sensazione un po' "strana",e si uramente poco piace ole,avverto,non so se succede anche ad altri,una sensazione di ansia mescolata a rifiuto di quello che "ascolto"..,e vi giuro non vorrei proprio che mi "succedesse".
    A volte a me sembra che molti di noi e mi ci metto anche io naturalmente,abbiano la "presunzione",di pensare che al mondo esista solo Carfizzi e le "idee,commenti,convinzioni,ecc"..,che ne fanno parte,ma credo sia chiaro a tutti,che non e'  cosi'!
    Allora mi chiedo perche'? Perche' continuiamo a farci del male da soli,e vero anche che esiste la teoria della auto punizione..,secondo la quale alcuni si autopuniscono,per i propri peccati o colpe,ma forse e' giunto il momento di "fermarsi" un attimo e riflettere su quello che si vuol fare davvero,e cominciare col farsi un bel bagno di umilta' tutti insieme,magari nel laghetto "te croset"..,perdonatemi la battuta e "il quasi certo" errore di scrittura..!
    Un caro saluto a tutti e come dice l'amico Pasquale,in arte Pfl..,vogliamoci bene,che e' meglio...!!! Ciao

  • Reply to: CHIESA DI S.VENERANDA: AIUTIAMO CARFIZZI AD USCIRE DALLO STALLO   11 anni 8 mesi ago

    Non me ne voglia facebook ma io preferisco utilizzare il sito di Celeste per ravvivarlo e poi fb ha già troppi utenti e visibilità.
    Carissima Giuseppina con il tuo intervento che condivido e sottoscrivo, da scienziata quale sei, hai analizzato in modo chiaro e inequivocabile la situazione che si è venuta a creare in paese.
    Tralasciando gli aspetti tecnici sui quali non mi permetto di entrare abbiamo ormai tutti ben capito e, tra le righe lo scrivi anche tu, che la questione chiesa è sempre e solo stata una questione politica fin dall'inizio. Si è convogliato il malcontento basato a mio parere solo sull'invidia per fare propaganda politica. Cerco di spiegarmi meglio.
    Gli interventi di miglioramento urbano posti in essere dall'amministrazione in questi ultimi anni sono stati tanti e possono essere o meno condivisi (esiste per fortuna il diritto e la liberà di critica). Quello che proprio non mi va giù è quando la critica viene espressa solo per invidia e cattiveria e quando questi nobili sentimenti vengono sfruttati a proprio vantaggio dalla cosidetta intellighenzia carfizzota che li ammanta pubblicamente con bei discorsi di sociologia urbana e di recupero della memoria storica.
    Come ormai è noto a tutti a giugno viene dichiarata l'inagibilità della chiesa. L'amministrazione si muove per reperire i finanizamenti necessari alla sua ricostruzione. Come in altre anche in questa occasione, come giustamente sottolinea Roberto nel suo intervento, si è inziato a vociferare che si voleva favorire la famiglia che abita vicino alla chiesa e la cui proprietà non è minimamente interessata da questo intervento. La chiesa che fino ad allora era stata sempre criticata da tutti perchè brutta, fredda in inverno, caldissima in estate diventa ad un tratto patrimonio della nostra memoria storica. Ma siamo impazziti? Già nel 2005 il nostro amato parroco Don Damiano scrisse in occasione dei cento anni del comune "...Questo nuovo popolo porterà con dignita e fierezza i sogni di una triste oppressione padronale. Vive la sua fede religiosa. Infatti costruisce una bellissima chiesa che tuttavia sara abbattuta nel 1950 / 1960 per dar posto ad una costruzione non ben accettata dal popolo"
    Per scongiurare l'abbattimento di questo grande patrimonio (storico?) viene organizzata una raccolta firme non solo in paese ma anche nelle città dove vivono parecchi carfizzoti dando ad essi un'informazione sull'intervento a dir poco parziale se non addirittura falsa.
    Negli incontri con l'amministrazione i toni usati da parte di alcuni (per fortuna non tutti) nei riguardi del sindaco sono eccessivi e irrispettosi non solo della persona ma dell'istituzione che rappresenta e che come tale deve essere rispettata.
    A questo punto mi chiedo ma se si tratta solo e unicamente di preservare la nostra memoria storica e non di andare contro l'amministrazione, perché queste stesse persone, che ora si danno tanto da fare per una struttura pericolante in cemento armato, non sono intervenute per difendere la chiesa di S. Antonio costruita nel '600 da una ristrutturazione progettata dal nostro ormai ex parroco che ne ha stravolto in modo definitivo gli interni? A mio modesto parere gli interventi sarebbero dovuto essere di recupero e restauro per riportare la chiesetta al suo aspetto originario. Nessuno si è mosso anzi da molti carfizzoti questi interventi sono stati pure apprezzati. Due pesi e due misure.
    L'amministrazione comunale non ha alcun obbligo di reperire finanziamenti per beni che non sono di sua proprietà. Ha avuto la sensibilità di farlo ma si sono creati solo problemi quindi io consiglio al sindaco di investire questi soldi verso altre opere. Vorrà dire che alla chiesa ci penseranno coloro che hanno creato tutto questo casino in primis il vescovo e l'intellighenzia attingendo ai loro conti corrente.
    Ormai Carfizzi è in perenne campagna elettorale ma di questo clima certamente non si avvantaggia la comunità.
    Vorrei tanto che il mio paese tornasse ad essere quello ricordato da vecchi amministratori in cui ci si attaccava durante le campagne elettorali ma dopo una settimana si ridiventava tutti amici e si tornava a giocare a carte, a ridere e a scherzare. Vorrei che ridiventasse il paese descritto da don Enzo Rizzuti in modo mirabile nella sua poesia "C'era una volta...in Carfizzi"
    Coloro che non conoscono la poesia possono leggerla collegandosi al sito www.carfizzidascoprire.it/poesia.
    Alla prossima Domenico Viviani
     
     
     
     
     
     
     
     
     

  • Reply to: CHIESA DI S.VENERANDA: AIUTIAMO CARFIZZI AD USCIRE DALLO STALLO   11 anni 8 mesi ago
     

     
    Ciao Giuseppina, mi dispiace tornare su posizioni e chiarimenti che a me sembravano abbastanza limpidi.
    In particolare, il mio intervento, come dici anche tu, esulava da attacchi personaie, ma si basava soltanto su punti di vista prettamente tecnici.
    La mia proposta è “una” proposta, basata su un punto di vista, più o meno condivisibile e su constatazioni legate a un certo modo di pensare al futuro, il futuro che si recupera.
     
    La mia amarezza non viene affatto dal rifiuto della mia proposta e se dalle mie parole questo è quel che è venuto fuori penso che siamo su piani per cui la comprensione diventa problematica.
    La mia autoreferenzialità, limitata dal buon senso e dalle critiche costruttive, com’è sempre stata, è una caratteristica della mia persona che non porto mai in piazza, o comunque è sempre accompagnata da una buona parte di quel che chiamiamo “dubbio”, per umiltà e per  essere abbastanza recettiva da cogliere idee migliori di quelle che possono essere le mie. Lungi da me il pensare che possa aver proposto la soluzione migliore, sicuramente è una soluzione coerente con quelle che sono le mie posizioni tecnico – etiche.
     
    Ed essendoti vicina nel non avere conflitti d’interessi in merito rispondo volentieri ai tuoi 5 punti.
     
    1. Bellezza e Bruttezza penso siano termini così oggettivamente difficili da usare che nelle questioni tecniche e nei giudizi in merito a questioni come questa risultano essere addirittura impropri.
    Ogni edificio ha una forma e la forma non è mai bella o brutta. La forma di un edifico deve funzionare, qui sta la sua bellezza. Mi rendo conto che sono considerazioni legate a un certo percorso di studi, e questo è il motivo per cui non riusciamo a capirci.
    Per un edificio nuovo riconcepire una forma bella diventa più facile, in un edifico esistente riscoprirne la dignità è un processo ugualmente importante e “magico”. Ma non mi dilungherò su una lezione di semiotica.
     
    2.E’ questa proposta coraggiosa che si discute in questa sede infatti.
     
    3.La nostra Chiesa non è un ecomostro, ciò non toglie che potrebbe essere migliorata da un punto di vista estetico, ma paesaggisticamente parlando si inserisce nel contesto in maniera non più grave rispetto ad altre realizzazioni fatte a Carfizzi.
     
    4. Non mi permetterai mai di proporre quello che per me è bello, i miei interventi partono sempre da quello che c’è già in un luogo, cercando di rispettarne le preesistenze. La valutazione di costi e finanziamenti ci compete, in quanto siamo dei tecnici, e il processo edilizio è parte del processo produttivo, da cui non può prescindere.
     
    5. Per ogni cosa noi siamo stati a disposizione della Giunta, soprattutto in questo caso. Ma per far parte di un confronto la nostra proposta comunque doveva essere presa in considerazione, cosa che non è avvenuta quando ve n’è stata la possibilità, ma solo quando ci siamo accorti, con molta amarezza, che il nostro plico in Comune non è stato aperto.
     
    A presto.

  • Reply to: CHIESA DI S.VENERANDA: AIUTIAMO CARFIZZI AD USCIRE DALLO STALLO   11 anni 8 mesi ago

    Grazie, Ursula, di aver espresso il tuo punto di vista e la volontà di aprire una discussione basata sui contenuti e non sui chiacchiericci di cattivo gusto. Per esprimere il mio e rispondere costruttivamente al tuo commento, ho bisogno di fare una piccola premessa.
    In tutte le competizioni, Ursula, ognuno, naturalmente, pensa di aver dato il meglio di sé. Tu, in questo caso hai sviluppato una proposta che, a tuo giudizio, possa soddisfare a pieno tutte le problematiche esistenti riguardo la Chiesa (costi, finanziamenti, rispetto normative, sicurezza, architettura, urbanistica). Di conseguenza, non comprendi la necessità di una alterazione radicale dell’intervento (ritenuto da te “avventato e sciocco”) e ti senti amareggiata di fronte al rifiuto della tua proposta che ritieni la più “politicamente corretta e giusta”.
    Chi più di me può capire il tuo stato d’animo? Quotidianamente mi ritrovo ad essere giudicata sui progetti che scrivo e nei lavori scientifici che pubblico che, per prassi sono sottoposti al giudizio di revisori esterni. A volte mi rendo conto della mancanza di imparzialità dei revisori che, sebbene anonimi, esprimono pareri non esenti da conflitti di interesse. Spesso però, molto spesso, i giudizi sono più oggettivi e condivisibili e mi fanno capire che il progetto o il lavoro scientifico che ho sottoposto, può essere migliorato o addirittura riscritto, grazie proprio alle loro critiche costruttive.
    Tutto questo per dire che, tendenzialmente siamo tutti autoreferenziali, Ursula, proprio in virtù di quell’autostima che ci sorregge, ma che si ridimensiona (viva Dio) ogniqualvolta ci confrontiamo con gli altri. Arroccarsi dietro la propria proposta, e imporsi credendo di aver concepito la migliore in assoluto e non soltanto dal punto di vista architettonico, ma anche da quello amministrativo e politico, non è l’atteggiamento più intellettualmente vincente. Bisogna proporsi con la dovuta umiltà ed accettare il confronto e le critiche degli altri, sulle cose per cui si è chiamati a farlo e non per cose o scelte che competono, istituzionalmente ad altri. Potrei fermarmi anche qui, ma, visto che ci sono, pongo alcune “critiche” al tuo commento e lo faccio per amore di una discussione che sia intellettualmente onesta, perché non ho nessun conflitto di interesse per esimermi dal farlo (lo potrei sottoscrivere).
     
    1.Intanto parto dalle tue considerazione sull’attuale edificio-Chiesa. Premetto che, se sul piano ideologico ci possano essere divergenze fra le persone, su quello artistico si aprono delle voragini. Che questa Chiesa però possa essere definita “non brutta” mi lascia un po’perplessa. Che gli edifici in cemento armato, ed in particolare le Chiese del dopoguerra, siano brutte non è un luogo comune qualunquista. Mi darai atto che è un giudizio che unisce per una volta sia i semplici fedeli che i critici d'arte così come gli intellettuali laici. E tanti Carfizzoti, hanno preferito sposarsi nella piccola Chiesa di S.Antonio, piuttosto che nella Chiesa Madre, per questo motivo.
     
    2.Cosa abbia spinto il sindaco a proporre un’idea così “sciocca ed avventata”, non lo so, ma me lo posso immaginare. Abitandoci di fronte, è costretto a contemplarlo tutte le mattine, è forse veramente un “suo sogno”, e si era ripromesso, prima o poi, di realizzarlo. Ha colto al volo l’inagibilità dichiarata dai vigili del fuoco e la sua probabile instabilità - anche se, come avevo detto, parzialmente verificata – e nella sua “follia” ha fatto una proposta più coraggiosa: io non ci vedo nessuna scelleratezza.
     
    3.La demolizione che, nell’immaginario collettivo, appare come un atto violento e luttuoso, nei confronti del passato, è spesso un atto dovuto. Come saprai questo sta avvenendo, nelle nostre città, e si stanno distruggendo gli “ecomostri”, anche se non deteriorati e pericolanti per mancanza di manutenzione, costruiti nel dopoguerra.
     
    4.Mi rattrista che, proprio te, che rappresenti il futuro, la novità, e che hai coltivato studi che girano intorno all’idea del “bello”, non condivida questa idea di cambiamento sulla Chiesa e  ti ponga problemi di costi e finanziamenti, che non ti competono, e su cui stanno faticosamente lavorando altri.
     
    5.Le scelte politiche hanno fallito, quelle consumistiche anche. Bisogna ripartire dai sogni,  costruire per il domani, non per l’oggi, farlo con tecnologie smart, con modalità durature, sicure e confortevoli e ispirate alla bellezza delle opere del passato. Perché accontentarti e seguire ciò che è politicamente corretto per Carfizzi, quando è possibile fare di più? Perché non aiutare invece la giunta comunale a costruire qualcosa di veramente creativo e che risulti, secondo la tua sensibilità artistica, meno “pacchiano” o “blasfemo” dal punto di vista architettonico? Tu ne hai le competenze, ripeto, mettile a disposizione ed uniscile a quelle ingegneristiche di qualcun altro così da proporre qualcosa di oggettivamente valido e dirompente, e di cui le generazioni future possano esserne orgogliose. Non perdete questa occasione, osate!
     “Siate affamati, siate folli” (Steve Jobs)

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