CHIESA NUOVA O RISTRUTTURAZIONE DELLA PRESENTE?

da "ilcirotano.it" del 23/12/2012

 

Si è discusso nel piccolo centro arbereshe lo scorso giovedì 20 dicembre

Costruire una chiesa nuova o ristrutturare la presente? Di questo si è discusso in un incontro svoltosi giovedì pomeriggio nell’aula consiliare del comune, ed alla quale hanno preso parte i rappresentanti del Civico consenso arbereshe, il vescovo di Crotone e S. Severina, monsignor Domenico Graziani, il parroco, don Luigi Valente, il tecnico del comune Giuseppe Greco e quello della curia, Tito Arno, un cospicuo gruppo di cittadini. Ripercorriamo un po' i fatti. Dallo scorso mese di giugno, la chiesa madre di Carfizzi, per via dei continui crolli e dopo che, dopo un sopralluogo dei Vigili del fuoco di Crotone, è stata dichiarata inagibile dal sindaco Maio. Per ‘riaprirla’ ai fedeli, l’edificio necessita della messa in sicurezza. Gli interventi calcolati non sono di poco conto, i costi sono elevatissimi e insostenibili sia per la piccola parrocchia carfizzota che per la Curia. Quindi, interviene il comune che, nel mese di ottobre, riesce ad ottenere dalla Regione Calabria, ai sensi dell’articolo 43 della legge regionale 47 del 2001, un finanziamento di 200.000 euro, somma interamente destinata per lavori sulla chiesa. Partono i primi lavori di studio per testare il reale stato di salute dell’immobile (parte di lavori preliminari sono stati eseguiti gratuitamente dall’ingegner Antonio Tascione). L’amministrazione comunale, allora, commissiona alcuni ‘carotaggi’ sui pilastri portanti, ad un laboratorio di Crotone; dalle analisi del materiale prelevato è risultato che il cemento è deteriorato, così come il ferro, che in alcuni punti ha anche mostrato un certo degrado corrosivo. Visti i dati, che danno una struttura seriamente ammalata, il comune doveva decidere se intervenire sulla presente o costruirne una nuova. L’idea avanzata dalla Giunta comunale, è stata quella di abbattere la presente e ricostruirne nello stesso luogo, un’altra, inserendola, aggiungendovi ulteriori risorse, oltre 150.000 euro, in un più ampio progetto di riqualificazione dell’area. Deciso ciò, sono stati consultati alcuni tecnici del luogo che hanno anche presentato delle proposte (si parla di quattro cinque progetti, alcuni prevedono una nuova costruzione, altri la ristrutturazione). Ad oggi però, ancora, non si conosce il destino della chiesa di Santa Veneranda. Giovedì scorso, si sperava nella cosiddetta ‘fumata bianca’, ma purtroppo non è stato così. Per il sindaco Carmine Maio, il comune non farà alcun intervento se l’immobile non garantirà sicurezza e stabilità e non demolirà se non se ne costruirà una nuova (intanto lo stesso sindaco ha fissato, per questioni burocratiche, come data ultima per presentazione del progetto definitivo il 10 gennaio). Una posizione quella di Maio, condivisa anche dal vescovo, che ha puntualizzato come l’intervento deve avvenire su due livelli: sicurezza e durabilità negli anni, “non firmerò nulla se non sussistono questi due elementi”, ha aggiunto. All’introduzione del primo cittadino e all’intervento di Monsignor Graziani, sono seguiti quelli dei consiglieri del gruppo di minoranza Caterina Tascione e Andrea Amodeo, del vice sindaco Vittorio Gangale, degli ingegneri Giuseppe Greco e Tito Arno e di don Valente, a conclusione dei quali sono intervenuti molti dei cittadini presenti, divisi tra chi vuole una chiesa costruita ex novo e chi chiede la ristrutturazione della presente. “Questo nuovo popolo porterà con dignità e fierezza i segni di una triste oppressione padronale. Vive la sua fede religiosa. Infatti, costruisce una bellissima chiesa che tuttavia sarà abbattuta nel 1950 (1960) per dar posto ad una costruzione non ben accettata dal popolo”. Con queste parole, don Damiano Gasparro, parroco per ben 25 anni nel centro albanofono, nel 2005, in occasione dei cento anni del comune, ricordava i suoi cinque lustri trascorsi a Carfizzi. Parole quanto mai vere. Così come vero è il fatto che dopo la discussione non si è deciso nulla (si parla di un nuovo incontro nei primi giorni di gennaio).

Commenti

I sottoscritti consiglieri comunali di minoranza Tascione Caterina, Amodeo Andrea, Amato Antonio e Leonetti Mariannina, chiedono all’Amministrazione comunale di rendere spiegazioni in merito al contenuto della deliberazione della Giunta Municipale n. 02 dell’8.01.2013, ad oggetto: Atto di indirizzo al Responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale per progetto di demolizione e ricostruzione chiesa di Santa Veneranda.
 
In particolare laddove si sostiene che “con ordinanza del sindaco n. 38 EM del 15.06.2012 è stata dichiarata l’inagibilità della Chiesa di Santa Veneranda  e della Casa Canonica in quanto, come accertato dal Comando dei Vigili del Fuoco di Crotone, gli elementi in cemento armato della struttura portante degli edifici sono interessati da fenomeni che ne compromettono la staticità”, si evidenzia che tale ultima affermazione non trova alcun riscontro nella comunicazione dei Vigili del Fuoco di Crotone, riportata nella medesima ordinanza che specifica“l’edificio ecclesiastico era interessato da numerose fessure da rigonfiamento in corrispondenza degli elementi di c.a. della struttura portante; tale quadro fessurativo ha determinato in taluni casi il distacco del copriferro con ferri a vista  in avanzato stato di ossidazione. Suddetto fenomeno  è da ricondurre a presumibili infiltrazioni di acqua pluvia dalla copertura in elementi latero cementizi, in conseguenza di carenza impermeabilizzazione della stessa. Pertanto sono necessari urgenti lavori di ripristino delle strutture, con particolare riferimento all’impermeabilizzazione degli elementi di copertura”.
 
Si chiedono quindi informazioni precise riguardo alla documentazione a cui l’amministrazione fa riferimento per asserire che la Chiesa di Santa Veneranda sia interessata da fenomeni che ne compromettono la staticità.
 
Per noi è evidente che è del tutto strumentale l’interpretazione che la Giunta Municipale ha fatto della comunicazione dei Vigili del Fuoco per formalizzare, in un atto deliberativo, la demolizione, a tutti i costi, della Chiesa di Santa Veneranda, senza che ci sia alcun accertamento tecnico ufficiale che dimostri la compromessa staticità.
E’ significativo inoltre che nella medesima delibera non si faccia alcun cenno ai risultati degli esami affidati alla ditta SILPA srl di Crotone.
 
Si chiedono inoltre spiegazioni sul motivo per cui questa amministrazione ha deciso di chiedere un finanziamento alla Regione Calabria per “poter mettere in sicurezza l’edificio” (ecclesiastico), concesso con decreto n. 13794 del 03/10/2012, con un contributo di Euro 13.500,00 per quindici anni quale rata di ammortamento del mutuo di Euro 200.000,00, da contrarre per il finanziamento dei necessari lavori, quando nella medesima delibera è riportato che “in considerazione delle dimensioni dell’edificio e della natura dei guasti alle strutture, la somma concessa non è sufficiente per realizzare tutti i lavori necessari per riaprire al pubblico l’edificio”.
 
Ci chiediamo da quale logica perversa sia animata la Giunta Comunale che contrae un mutuo di Euro 200.000,00 per poter mettere in sicurezza l’edificio e, considerando tale somma insufficiente per la messa in sicurezza, decide di utilizzarla per demolire e ricostruire una nuova chiesa.
 
Demolire la chiesa senza avere i fondi necessari per poterla ricostruire (noi riteniamo che siano necessarie somme di gran lunga superiori a Euro 200.000,00, e  lo ritengono anche  tecnici opportunamente interpellati), significherebbe creare laddove sorge la chiesa, un desolato un piazzale vuoto o peggio ancora pieno di macerie.
 
Non pensiamo che Carfizzi voglia questo, contrariamente a quanto sostenuto nella suddetta delibera che parla di numerosi incontri con i cittadini dai quali sarebbe emersa l’opportunità di procedere all’abbattimento dell’edificio e alla realizzazione di una nuova chiesa.
 
Negli anni cinquanta si è già demolita l’antica Chiesa di Santa Veneranda che sorgeva nella stessa area e non si ha né memoria, né documentazione su come si siano svolti i fatti e se ci sia stata una reale consapevolezza e un ruolo dei cittadini. Pensare che la stessa cosa possa accadere sessant’ anni dopo, e che possa avvenire nello stesso clima oscurantista, è davvero inaccettabile.
 
Se l’amministrazione comunale ha deciso di demolire la chiesa, se ne deve assumere interamente la piena responsabilità, senza nascondersi dietro nessuno: né dietro la Curia, né dietro la relazione dei Vigili del Fuoco, né tanto meno dietro i cittadini di Carfizzi. Soprattutto non si deve nascondere dietro le evidenti falsità che in maniera sfrontata vengono usate in un atto pubblico, come la delibera della Giunta Municipale n. 2 dell’ 8.01.2013.
 
Se il Sindaco non fosse dominato da incomprensibile animosità, dovrebbe ringraziare chi l’aiuta a riflettere e gli impedisce di lasciare, a fine mandato, un paese nelle macerie e venire ricordato come chi ha distrutto tutto senza aver costruito niente, né materialmente, né socialmente, né  culturalmente.
 
Quando il Sindaco si renderà conto che il paese è imploso in una sequela di scontri e dispetti che hanno provocato inimicizie irreparabili che stanno portando il paese sull’orlo dell’autodistruzione?
 
Sarebbe auspicabile che il Sindaco,  nell’esercizio delle funzioni che il suo ruolo gli assegna, si facesse carico di impedire la realizzazione di questa scelta scellerata. La demolizione della Chiesa sarebbe l’ultimo atto di una serie ininterrotta di distruzioni che sono avvenute in questi quattro anni a Carfizzi, che hanno visto sparire  luoghi di lavoro, di cura, di incontro, e adesso anche di preghiera, luoghi  dove si costruivano e coltivavano rapporti umani e di civile convivenza.
Carfizzi, 28 gennaio 2013
                                                          I consiglieri comunali di minoranza

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