L'invasione

Le suguenti citazioni sono tratte da "Terroni" di Pino Aprile - PIEMME edizioni

Re ingenuo:..."Quando le navi di Garibaldi si muovono da Quarto, nulla può più salvare il regno. A governarlo c'è un ragazzino, Francesco II, delicato, onesto, inadatto alla brutalità dei tempi e dei suoi attori. Il padre Ferdinando, più rozzo e pratico, fece un gran bene al suo regno, ma sbagliò i conti: spese per politiche sociali (se il popolo sta meglio non si ribella) e non per le armi, il che rendeva inutile avere l'esercito più numeroso d'Italia; riteneva di non correre rischi con i piccoli stati della penisola (il suo era il più grande); e di non avere chance con le superpotenze dell'epoca. Così, non curò molto la politica estera. Ma l'errore più grande fu morire alla vigilia dell'invasione del paese." ....

Il loro esercito:....."Di Giuseppe Garibaldi non possiamo parlar male; ma lui dei Mille, sì: «Tutti di origine pessima e per lo più ladra e tranne poche eccezioni con radici genealogiche nel letamaio della violenza e del delitto». Una banda di furfanti («tranne poche eccezioni»), e detto da chi rubò settemila franchi, durante le operazioni belliche del '48; e più tardi fece da garante, col Banco di Napoli, per il corposo prestito al figlio Menotti, insolvente, e rifiutò di pagare. Mentre il generale Wilhelm Rustow, uno dei capi della spedizione, quale utile personale, confessò di «agognare il feudo di San Leucio» ricorda Teodoro Salzillo (1860-61. L'assedio di Gaeta).".....

Venduti e disertori:...."Protetto da navi inglesi e borboniche (la flotta passerà quasi in blocco al Piemonte), Garibaldi sbarca a Marsala, dove risiedono più britannici che siciliani. I Mille diverranno presto decine di migliaia: s'arruolano ungheresi, polacchi, russi, dalmati, svizzeri, inglesi, francesi, greci, africani; si mormora ci sia persino qualche italiano; di sicuro, soldati piemontesi, ufficialmente disertori o in congedo. La prima azione dei Mille, appena sbarcati? Allungare le mani sulla cassa comunale. Francesco Crispi, segretario del condottiero e siciliano, incamererà, poi, cinque milioni di lire dal Banco di Sicilia; e un milione e quattrocentomila di "rimborsi" che risulterebbero, però, già "rimborsati", riferisce Gulì. Ovunque si fermino, i fratelli d'Italia prendono possesso delle migliori residenze e usano portar via souvenir: i proprietari, a volte, non troveranno più manco le posate. Quando Garibaldi si sistema nella reggia borbonica, i suoi garibaldini la spogliano di qualunque cosa si possa vendere."....

Corrotti:..."Su qualcosa si cerca di risparmiare, vedi la tragicomica vicenda del generale Francesco Landi che, a Calatafimi, mentre il comandante Sforza, con cinquecento uomini, sta battendo tremila garibaldini (lo stesso generale rischia di morire), rifiuta rinforzi e munizioni, poi, per fermare i suoi, fa suonare la ritirata (succederà quasi ogni volta che Garibaldi è nei guai, tanto che Gufì scrive: «I trombettieri furono la rovina del Regno di Napoli»). Ma quando Landi tenta di incassare, in banca, una polizza di quattordicimila ducati datagli, assicura, da Garibaldi, scopre che sulla sua copia ci sono tre zeri di troppo. E muore di crepacuore, si dice; potrebbe essere vero: l'età c'era, la fregatura anche e il dispetto era forte. Il figlio Nicola otterrà, poi, una smentita da Garibaldi, ma..."

Le stragi:..."E la campagna di "liberazione" continuò: dai fucilati di Bronte e poi di Nicosia, Biancavilla, Leonforte, Racalmuto, Niscemi, Trecastagni, San Filippo D'Agira, Castiglione, Noto, Regalpetra, ai duemila trovati nella fossa comune di Gaeta e i 150-160 di Gioia del Colle, alle decine di giustiziati a Vieste (arciprete, quattro canonici, capitano della guardia nazionale, 21 militi...), ai 60 a Montecillone, i 1.245 di Isernia (più di tre volte le Fosse Ardeatine; ma Isernia non è Roma!), i 45 ad Auletta, 40 a Pietrelcina, 5 a Paduli, 232 a Nola, 117 a Scurcola, 526 nel Teramano, in una settimana, 50 a Casamari, da 135 a 150 a Montefalcione; 13 paesi, con trentanovemila abitanti, «parte scannati, parte sepolti nelle rovine, o arsi dalle fiamme; e il rimanente che poté sottrarsi all'eccidio è costretto a vagare quà e là»; Vena Martello, San Vito (153 fucilati, 120 deportati), a Ruvo del Monte i soldati arrivano che Carmine Crocco e i suoi sono già andati via, dopo la razzia, e massacrano la popolazione; e Pagese, San Martino, San Marco in Lamis, Cotro-nei, Guardiaregia, Vico, Rignano, Palma, Barile, Campochiaro dati alle fiamme... In Briganti & Partigiani si contano almeno 41 paesi distrutti. Altri elenchi arrivano a 54 o a 81."...

Le rappresaglie:..."Uno di loro, Carlo Margolfo, della provincia di Sondrio, scrisse un diario, ritrovato centoquattordici anni dopo: «Entrammo nel paese; subito abbiamo cominciato a fucilare preti, e uomini, quanti capitava, indi il soldato saccheggiava, e infine abbiamo dato l'incendio al paese». Con la gente dentro le case. Lamenti e preghiere in una di esse, in fiamme, indussero alcuni ufficiali a entrarvi: c'erano cinque donne in ginocchio, dinanzi a un crocifisso, sul tavolo. Temendo altre sevizie, si ritrassero in un angolo, il pavimento cedette, finirono nel rogo. Secondo gli ordini, donne, bimbi e infermi avrebbero dovuto essere risparmiati, riferisce Margolfo. Ma si sa come vanno queste cose: una volta che sei lì... «Quale desolazione,» a fine mattanza, si legge nel diario «non si poteva stare d'intorno per il gran calore, e quale rumore facevano quei poveri diavoli, che la sorte era di morire abbrustoliti, e chi sotto le rovine delle case. Noi, invece durante l'incendio avevamo di tutto; pollastri, pane, vino e capponi, niente mancava». A quelli del paese non servivano più, piuttosto che far andare la roba a male... E poi, dopo una tale giornata, se l'erano guadagnato, no? Il «nido di briganti», come scrive il coscienzioso bersagliere, «questo Pontelandolfo», con la forza e il metodo, «ora si è domesticato per bene». Dici che hanno capito? La punizione era scattata per la morte di quarantuno militari "italiani", malcondotti dal loro comandante, secondo i tre superstiti, a tiro di una formazione guerrigliera, appoggiata da buona parte della popolazione, fedele al proprio re. Il comandante del reparto, il tenente Bracci, sarebbe stato ammazzato dai suoi stessi uomini, per l'incapacità. Quanti ne uccisero, per rappresaglia, a Pontelandolfo e Casalduni, provincia di Benevento, come a Marzabotto le SS di Walter Reder? Il «Popolo d'Italia», giornale filounitarista del tempo, sostenne: "soltanto" centosessantaquat-tro, lamentando che «i veri briganti» erano fuggiti. Ohibò: strage, sì, ma di innocenti! Il collateralismo dell'informazione toccò vette sublimi: la «Gazzetta del popolo» di Torino suggerì di «non solamente fucilare, ma impiccare, poiché la stessa corda può servire per molti»"...

Gli stupri:..."Quanto ci vuole a uccidere un nostro simile? Per Giuseppe Santopietro e il figlio neonato bastò poco: a lui un colpo di fucile, al piccolo una sventrata di baionetta. Alle trenta donne che si erano raccolte attorno alla croce, nella piazza del mercato, provvide una carica di prodi bersaglieri, che espugnarono vittoriosi la postazione. Le coroncine del rosario si rivelarono inadatte, contro le lame. Quelle che cercarono rifugio in chiesa, aggrappate all'altare, vennero spogliate e abusate lì; a una, prima di finirla, mozzarono le mani: per difendersi, aveva osato graffiare la faccia a un bersagliere."..."Maria Izzo forse era la più bella, perché erano tanti a volerla, fra i fratelli d'Italia con libertà di stupro. Ma c'era del lavoro da fare in quel paese («Che non ne resti pietra su pietra» era l'ordine). Così, forse per guadagnare tempo, la legarono nuda a un albero, con le gambe alzate e aperte. Finché uno la finì, affondandole la baionetta nella pancia. Concetta Biondi, invece, dopo lo stupro, fu spenta con una pallottola in fronte: era adolescente. Sua madre Rosa era stata violentata e sbudellata sotto i suoi occhi. Pure i marocchini al seguito delle truppe francesi stuprarono, durante l'ultima guerra mondiale (visto Sophia Loren e "figlia", ne La ciociara?); liberatori anche loro, ma barbari e stranieri. Forse per questo non ammazzavano le donne, dopo averle usate. Maria Ciaburri dicono fosse a letto, col marito Giuseppe. Le saltarono addosso, dinanzi a lui. Poi li uccisero: prima l'uomo; lei dopo, quando se ne stancarono."..."La prima lacerazione della mia mitologia risorgimentale fu quando lessi, ne La conquista del Sud, di Carlo Alianello, «che una donna venne violentata sotto gli occhi del suo figlioletto (il marito già gliel'avevano ammazzato) da diciotto piemontesi, che la lasciarono boccheggiante, moribonda, e subito morta. Più tardi questo figlioletto, fattosi adolescente, si vantava d'aver ucciso a vendetta diciotto soldati di Vittorio Emanuele, a Custoza, fra i tirolesi»."...

Il maltolto: Che fine fa quella montagna d'oro? E quanto grande era davvero? Francesco Saverio Nitti, che ebbe accesso ai documenti, contò più di 443 milioni di lire-oro (dei 664 di tutta l'Italia messa insieme): quasi metà dello spaventoso deficit del Piemonte. Per capire di cosa stiamo parlando, ho chiesto al professor Vincenzo Gulì (è l'argomento da lui maggiormente studiato): a cosa corrisponderebbero, oggi?"...   ..."L'ordine di grandezza che mi è stato riferito è colossale; non credo abbia molto senso dirlo, senza spiegare in base a quali dati ci si arrivi. E mi attengo, per ora, al certo, l'oro delle riserve, più quello circolante: 1.500 miliardi di euro."...

 

Garibaldi e i mille ladroni!

 

La più grande rapina della storia

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